Nel 1981 Dame Cicely è stata insignita del Templeton’s prize, un premio che viene rilasciato a persone che hanno avuto un impatto determinante nella spiritualità dell’uomo. Tra gli altri personaggi premiati ricordiamo per esempio Madre Teresa di Calcutta ed il Dalai Lama.
In tale occasione ella ci donò un discorso di grande pregnanza umana e spirituale dal quale proverò a commentare tre passaggi a mio giudizio determinanti.
Il primo nasce dal premio stesso che le è stato conferito sottolineando il suo “sguardo fresco riguardo allo spirito ed alla spiritualità di ogni individuo” (“for a fresh look at the omnipresence of the spirit and of the spiritual resources available to man”). Cicely ha subito sottolineato come l’hospice sia un luogo dove scienza e spirito camminano mano nella mano, perché la religiosità, intesa nello spettro ampio di ogni forma di apertura sul mistero della vita e quindi estesa ecumenicamente ad ogni forma di spiritualità espressa o recondita, è fondamento delle cure palliative tanto quanto la cura dei sintomi.
Il secondo aspetto, dolorosamente attuale, riguarda la sua posizione nei confronti di qualsiasi forma di morte volontaria medicalmente assistita (MVMA): “Noi crediamo che l’eutanasia ed il suicidio assistito siano una risposta socialmente negativa e pericolosa ad un grande problema che andrebbe affrontato in altro modo” (“We believe that euthanasia or assisted suicide is a socially dangerous and negative answer to a problem that should be tackled by other means“). Questa posizione così adamantina dice come le cure palliative, come da lei immaginate e sviluppate, devono continuare ad essere altro, rispetto alle pratiche della MVMA. Devono rimanere una proposta di cura da offrire a chi chieda di anticipare la morte, perché affermare la vita significa prendersi cura di chi soffre e non è libero di scegliere a causa della sofferenza, preferendo morire piuttosto che restare in una condizione di vita inaccettabile. Questo non significa opporsi al diritto dei cittadini di fare scelte eutanasiche, ma di rimanere una alternativa, in molti casi efficace, da proporre a chi manifesti questo desiderio. Molti malati oggi rifiutano le cure palliative per paura che esse, contro ogni evidenza, ne anticipino la morte, figuriamoci cosa accadrebbe qualora veramente nello stesso luogo di cura una persona ricevesse la MVMA mentre altre lottassero per mantenere il senso della vita nella paura che essa venga prematuramente abbreviata. Come si può continuare ad affermare che i nostri pazienti valgono in quanto persone e che continueranno a valere fino al loro ultimo respiro e che noi faremo tutto il possibile perché siano e si sentano vivi fino ad allora, se contemporaneamente anticipiamo volontariamente la morte di un altro paziente?
L’ultimo spunto che vorrei condividere riguarda la frase “entrambi volevamo dare, entrambi trovavamo difficile ricevere” (“We both wanted to give, we were both finding it hard to receive“). Il contesto è quello di una relazione di cura tra un assistente spirituale ed un malato. Noi siamo formati in una cultura pensata sul donare, sul prenderci cura, sul fare qualcosa per chi soffre. Dame Cicely valorizza invece la reciprocità della cura. Siamo tutti esseri umani che affrontano lo stesso viaggio. Tutti possiamo dare, anche alla fine della vita. Essere aperti -in una relazione di cura- anche ad accettare i doni fisici o spirituali che le persone vogliono offrirci nella loro fragilità significa dare loro la dignità di persone vive ed attive. Serve anche per spogliarci delle difese che ci impediscono di condividere la nostra paura della morte e del morire. Vivere significa, anche, saper donare e saper ricevere. Valorizzare la fine della vita significa riconoscere che nel mistero del percorso di chi muore c’è, anche, parte della nostra vita.
Lo stato dell'arte delle Cure palliative: una "normalizzazione" necessaria in fieri
Il tempo della Comunicazione
‘Abbiamo perso il senso del prenderci cura gli uni degli altri’
Vi invitiamo a segnalarci argomenti, materiali e/o testimonianze che reputiate interessanti e degni di approfondimento, sarà poi la redazione, in linea con il piano editoriale impostato a decidere se e come pubblicare il materiale suggerito …sempre sul sentiero di Cicely.
Grazie