‘Abbiamo perso il senso del prenderci cura gli uni degli altri’ (cfr. “Il Foglio quotidiano”, 6/10/2022).
Questa l’affermazione chiave del professor Mortier. Ci voleva un professore universitario, e l’eutanasia compiuta su una donna di soli 64 anni affetta da depressione da molti anni ma senza altre malattie organiche, per rendersene conto. A volte entriamo senza avvedercene in modi di pensare, di agire, finanche di sentire che appena riusciremo nuovamente a vedere chiaramente ci faranno pena e quasi un po’ orrore. È il rischio da molti denunciato di una cultura proceduralista messa a riferimento delle relazioni umane, e specialmente delle relazioni di cura. Le procedure hanno bisogno di buona ispirazione: anche la riduzione in schiavitù seguiva una procedura, così come molto accurata è la procedura per l’esecuzione di una condanna a morte o di un attacco nucleare.
Quale è la buona ispirazione della procedura eutanasica? Per fortuna è possibile risvegliarsi, vedere, magari perché colpiti nel profondo degli affetti, e denunciare, fino a risvegliare così diversi altri. È la dinamica virtuosa della società civile, il racconto buono nascosto in questa notizia di per sé così triste che ci arriva dal Belgio, il Paese della nostra vecchia Europa che con tanta fretta, quasi per contagio, ha seguito la strada olandese per introdurre anch’esso la pratica eutanasica.
Non avviene solo con l’eutanasia, ovviamente, che ci si accorga di aver perduto il senso del prenderci cura gli uni degli altri. Questa lenta ma, come si vede, non inesorabile mutazione del contesto antropologico nel quale viviamo si manifesta in tanti campi, arriva fino alle reti familiari specie quando sottoposte a passaggi di vera crisi, come nelle separazioni e nei lutti, e fino nelle cure palliative dove decisioni contrarie alla ispirazione di Cicely di ‘rimettere al mondo’ i pazienti sofferenti e morenti prendono a volte la mano all’équipe.
Ma la notizia buona è che non siamo in una situazione tutto/nulla bensì in una situazione umana, continuamente rivedibile, anche attraverso provvedimenti legislativi. Bisogna però che qualcuno soffra, si risvegli interiormente, e dia l’allarme.
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