Giovedì 15 giugno scorso, proprio nella Giornata mondiale delle Cure palliative, l’Università Alma Mater di Bologna è stata la cornice prestigiosa di una giornata memorabile: il Magnifico Rettore Giovanni Molari, insieme al Professor Marco Maltoni, coordinatore della Rete Cure Palliative dell’AUSL Romagna e docente in Cure Palliative presso l’Università di Bologna – sede di Forlì, ha conferito la massima onorificenza dell’Ateneo, il Sigillum Magnum, al Professor Eduardo Bruera, oncologo e palliativista di fama internazionale, direttore e professore di Medicina del Dipartimento di Cure Palliative e Medicina Riabilitativa all’MD Anderson Cancer Center di Huston.
Il Sigillo dello Studio bolognese, massima onorificenza di Ateneo, fu ideato dal pittore Augusto Sezanne e realizzato nel 1888 in occasione della celebrazione dell’VIII centenario della nascita dell’Università. Il Sigillum Magnum, quindi, viene conferito dall’Università di Bologna per iniziativa del Magnifico Rettore a personalità che si sono distinte nel mondo della cultura e della politica. In questo caso, motivazioni fondanti sono il “sostegno alla ricerca indipendente e alla formazione specifica” per una maggiore equità nei bisogni di cura come benessere integrale.
Si dà il caso, poi, che il Professor Marco Maltoni sia anche il Presidente del nostro “Sentiero di Cicely”, oltre che uno dei Soci fondatori: per questo abbiamo vissuto questo evento molto da vicino e con commozione sincera, desiderando ora condividerlo con voi.
Sottolineando l’onore enorme di presentare Eduardo Bruera, nel suo “aver esercitato e promosso a livello internazionale l’approccio globale, umanistico e scientifico, delle Cure palliative”, ha ricordato la distinzione tra Cure primarie, secondarie e terziarie e l’importanza del “bedside teaching”, dell’imparare “al letto del paziente”.
Il Professor Bruera, dal canto suo, oltre ad essere un oncologo e palliativista riconosciuto nella comunità scientifica come punto di riferimento senza pari, è anche una persona umanamente splendida: sorridente, umile e amabile, con un italiano spigliato e un umorismo sottile, ha tenuto una Lectio magistralis molto interessante e lieve nella sua profondità, di cui riassumiamo qualche cenno, lasciando a voi il piacere di ascoltarla per intero a questo link https://www.youtube.com/live/2wPGXiypIxI?feature=share
Alcuni punti chiave, a nostro parere, sono i seguenti:
– Curare il paziente e non la malattia: significa prendersi cura anche di tutta la famiglia perché “la persona siete voi, siamo tutti!”
– “Affrontare la sofferenza personalizzata è sfida intellettuale” in un lavoro complesso e d’équipe, dove tutti hanno tanti colori perché lavorano insieme: è difficile, soprattutto perché avviene perlopiù negli ultimi giorni di vita di una malattia inguaribile
– Non necessariamente si deve “morire in casa”, specialmente quando la situazione socioeconomica non lo consente: si deve, invece, sempre “morire bene”
– Affrontare la sofferenza significa anche “umanizzare il posto”, con tante “sale di fluoroscopia” (che vorrà dire? Ascoltatelo, merita!) e lasciare che arrivino in UCP tutti i parenti, anche quelli che non ci convincono troppo… Sono i parenti del paziente!
– Avere pazienti che si sposano in UCP, ad esempio, sarebbe un “risultato clinico” vero e proprio
– Comunicare con i pazienti, telefonare loro attivamente, andare a casa loro perché “piccoli segni di cura” aiutano enormemente quando si è in stato di sofferenza: già chi lavora all’Accoglienza è un clinico!
– Sviluppare le Cure palliative è questione culturale, ospedaliera e universitaria: si può sempre regredire dalle posizioni raggiunte… Bisogna stare attenti a “negazione, pallifobia e pallilalia” per arrivare a “palliactive”: senza strutture, non si hanno processi e non si possono attendere risultati. Ci vogliono evidenze e ricerca e… Misurare “le cartelle del parcheggio”! (consigliato… l’ascolto diretto)
– Prendersi cura del Personale (con un mentore, un boss e un datore di lavoro sicuro) e prendersi cura di se stessi personalmente è indispensabile perché “è lavoro molto difficile”
Il giorno dopo il prof. Bruera è arrivato all’Hospice di Forlimpopoli per incontrare operatori sanitari e studenti del corso di Laurea di Medicina ed infermieristica di Bologna – sede di Forlì. In tanti lo hanno ascoltato con entusiasmo e profondo interesse, proprio per la sua grande esperienza e la capacità non comune di trasmettere “affettivamente” le sue conoscenze: un vero maestro, un grande regalo per chi era presente e senz’altro se ne ricorderà a lungo.