Reportage n. 2: Formazione universitaria e sfide della Ricerca al XXIX Congresso SICP

“È necessaria una formazione in Cure palliative per ogni specialità?”, ci chiedevamo… Proprio della Formazione universitaria, con la recente nascita delle Scuole di Specializzazione in Medicina e Cure palliative, e delle Sfide della Ricerca si è parlato nella sessione di lavori del secondo giorno in Sala Polissena. “Soltanto” 40 iscritti su 112 posti disponibili, ma questo “soltanto”, in realtà, è un primo traguardo raggiunto, perché anche all’estero le Scuole sono partite con piccoli numeri per raggiungere una più vasta cerchia di studenti. Del resto, una Specialità delicata e impegnativa come questa merita una ponderata riflessione prima di sceglierla come via maestra della propria professione!

Il dottor Simone Veronese, moderatore gentile, si complimenta con chi è arrivato presto, già alle 8.30, ma piano piano la sala si fa affollata e attenta.

Il Professor Augusto Caraceni, storico membro del Sentiero, traccia un profilo della Scuola da lui diretta, a Milano: 4 anni di studio, che si traducono in Crediti formativi, per i suoi specializzandi e molto tirocinio pratico, da svolgere in strutture con attività ambulatoriali e consulenziali di Cure palliative, in Hospice e nelle Cure domiciliari.
Inoltre, enumera le possibili cause di quei “40 su 112” posti ricoperti ad oggi: poca informazione, aree geografiche differenti, scarsa consapevolezza dell’esistenza di questa formazione e autoconsapevolezza della necessità dello sviluppo delle competenze di Cure palliative. Vedremo nel tempo: intanto, buon lavoro, Augusto!

Il professor Sebastiano Mercadante, dell’Ospedale La Maddalena di Palermo, ironico e schietto come sempre, ricorda che senza ricerca non si va da nessuna parte – come sempre il problema è reperire fondi, ma con la passione per essa si va lontano! – e che è estremamente importante misurare gli outcomes personalizzati dei pazienti; inoltre, raccomanda di badare alla “Happiness ladder”, la “Scala della felicità”, cioè invita ad essere contenti e mostrarlo ai pazienti… Bravo, Sebastiano!

La dottoressa Chiara Mannelli, ricercatrice in Bioetica all’ISS, illustra con garbo “perché è difficile fare ricerca in Cure palliative”, al fine di offrire cure più adeguate ed efficaci: barriere teoriche e pratiche cui si potrebbe ovviare con maggiore informazione e formazione verso pazienti, familiari, personale sanitario fino a giungere alla popolazione tutta, nell’ottica di stimolare consapevolezza del valore intrinseco delle CP e mirare ad un mutamento di prospettiva, come già è avvenuto nel campo della donazione degli organi. Ottimi obiettivi, grazie, Chiara!

Il dottor Guido Miccinesi, infine, vicepresidente del Sentiero, parla di “multicentricità” della ricerca, per fare rete intorno al fenomeno studiato e per un livello adeguato di osservazione; ottenere una buona dimensione campionaria e arricchire le competenze del gruppo; in ultimo, per realizzare progetti completi. La “gioia”, dice, che si prova nel vedere piano piano che “una certa visione è la migliore” richiede “tempo e fedeltà”, mentre a volte il gruppo si è sciolto.
Come fare a promuoverla, allora? Con riunioni aperte ai contributi dei centri partecipanti, distribuzione dei compiti per tenere alta la motivazione e perché “tutti parlino”, regolarità delle riunioni e tempestività delle convocazioni straordinarie, oltre ad un’agenda ben definita.
Perché è necessaria? Per offrire una “Cura integrale”, avere vertici di osservazione complementari, coinvolgere l’intera équipe e perché le competenze non sono interscambiabili. A conclusione, una slide inaspettata: persone che bevono un “cappuccino”; tanti e diversi cappuccini come tante e diverse sono le persone che lo bevono! E qui, non posso non pensare a Ludovica De Panfilis, bioeticista, che il giorno prima ho ascoltato parlare di “Spazio etico e vulnerabilità”: aveva usato la metafora del “croissant” per indicare la soggettività del concetto di spazio etico, rifacendosi ad un’esperienza personale di “cura” ricevuta in un momento familiare delicato.
Ludovica, Guido, quasi quasi… vengo a colazione con voi!

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