Il treno corre lungo i binari, attraversa città e pianure fino a costeggiare il mare della Riviera Adriatica: che buffo, in tanti anni non mi sono mai fermata a Riccione e ora, ci starò addirittura tre giorni… Non per vacanza, anche se in fondo per me lo è, non essendo un’addetta ai lavori; perciò davvero posso godermi appieno l’emozione di partecipare per la prima volta al Congresso Nazionale SICP!
Scoprire il grande Palazzo dei Congressi, location perfetta e molto ben organizzata per un evento di rilievo come questo, ritirare il proprio badge e poi salire ai piani superiori significa, in primis, ritrovare volti amici e scambiare due chiacchiere dal vivo (Guido, Augusto, Ferdinando, Ludovica, Marta, Giada, Sebastiano …); a seguire, è anche uno scorgere volti conosciuti soltanto di fama, ma magari già apprezzati in un libro, in un articolo o online; infine, è avere l’opportunità di ascoltare professionisti a me sconosciuti, alcuni dei quali regalano relazioni ricche di stimoli.
Il tempo di un caffè e ci ritroviamo in Sala Concordia B per l’apertura dei Lavori: mi fa davvero piacere sentire Marta De Angelis, giovane coordinatrice del Board scientifico, ricordare la figura femminile più importante della storia di questa disciplina, cioè la dottoressa Cicely Saunders, e ringraziarla; così come trovo interessante l’intervento del dottor Orsi, che annuncia la nascita del “Journal Club”, strumento di formazione continua per offrire una metodologia replicabile nei singoli servizi… Omogeneità di diffusione e di formazione: obiettivo sicuramente lodevole!
Ma ciò che più mi affascina – e percepisco, dal silenzio attento, che anche il resto della platea è “rapita” da questo relatore – è la Lectio magistralis del Professor Xavier Gomez Batiste: una persona di grande competenza, senz’alcun dubbio, ma anche dotato di profonda empatia e genuina simpatia, nella miscellanea di spagnolo, inglese e italiano con cui racconta il suo importante lavoro di implementazione clinica, organizzativa ed educativa del sistema delle Cure Palliative a Barcellona.
Quali i contenuti principali? Certamente l’aver implementato programmi della “Cronicità palliativa” assecondando un necessario cambio di concezione: da malati terminali di cancro a “anche” malati cronici, “non solo” di cancro e “non solo” terminali.
Mi colpisce il suo sottolineare che questo è più che una “disease”: è una “condition”, per cui la concezione classica di Cure Palliative deve essere innovata con una visione “population-based”. “My proposal”, dice il Professor Xavier, “is a comprehensive and integrated care for people with advanced chronic conditions”: in sostanza, bisogna ampliare la prospettiva dei pazienti/persone bisognose di Cure Palliative, aggiungendo un “pronostic approach” ad un “palliative approach” per identificare persone e bisogni in anticipo. Soltanto così, con una prospettiva proattiva, si può iniziare una vera “comprehensive care”, che tenga conto di bisogni, valori e valutazioni; anche dei bisogni spirituali, specifica il Professor Gomez, sulla scia di Cicely. E due: in poco tempo la sento con gioia nominare due volte, con senso di rispetto e gratitudine, come modello cui ispirarsi per la Cura integrale… Non posso che sentirmi orgogliosa di lei!
Altro punto saliente è il sottolineare come una sfida complessa sia il trattare l’incertezza: è molto difficile, perciò ci vuole educazione e formazione pratica per arrivare all’obiettivo di “shared decision making and advanced care planning”, che richiedono competenze cliniche, comunicative, etiche, psicologiche, spirituali e abilità di “case management”.
Che dire della “responsabilità” di andare dalla gente in casa ad aiutare chi ne ha bisogno? Di come sia necessaria una formazione in Cure Palliative per ogni specialità? Ma di questo, e di altro ancora, parleremo nel prossimo reportage.
Sento ancora il tributo di applausi e dI riconoscimenti che hanno accompagnato la fine della sua Lectio: “Felicidades, Profesor Gomez!”