In un tranquillo quartiere residenziale di Empoli, tra villette e giardini ben curati, sorge la struttura accogliente dell’Hospice San Martino, nato nel 2020 in piena pandemia: “una casa tra le case”, anch’essa dotata di un ampio spazio verde, che non segna un confine da non valicare se non dagli addetti ai lavori, ma è simbolo di apertura e di vita che si rinnova.
Questo tipo di ubicazione è un modo molto efficace di facilitare un legame tra coloro che si avvarranno di questo servizio e la città: un po’ alla maniera del famoso St. Christopher’s Hospice, che è situato in un quartiere residenziale a sud di Londra, facilmente raggiungibile, con aree verdi e aperto a iniziative che coinvolgono i residenti e non solo.
Ho avuto occasione di visitarlo qualche giorno fa, in modo informale, proprio nell’ambito di un’iniziativa culturale promossa dall’Hospice stesso e che prevedeva un incontro con il territorio, per spiegare che cosa sono le Cure Palliative, e la presentazione dell’avvincente romanzo di Emmanuel Exitu dedicato a Cicely Saunders, opera preziosa che sta riscuotendo molto interesse e curiosità per i temi che ci stanno a cuore. L’associazione “Amici dell’Hospice Empoli”, animata da persone colme di passione per quello che fanno e contagiose nella loro simpatia, ne ha supportato egregiamente la realizzazione, sotto un sole estivo e con una temperatura perfetta per una giornata al mare: un gruppo di sostegno fondamentale, mi viene da dire, per dar vita a iniziative pro Hospice e aiutarlo a crescere sempre più in qualità, bellezza e ricchezza di servizi, favorendone al contempo la promozione sociale e culturale.
La giornata trascorsa insieme non poteva iniziare meglio: accolta amabilmente dalla Dottoressa Cinzia Casini, direttore dell’Hospice, e da Sandra Niccolini, coordinatrice infermieristica, felice di abbracciare coloro che avevo conosciuto soltanto online, sono stata onorata di ascoltare la storia dell’Hospice e di incontrare i membri dell’équipe multidisciplinare presenti, sorseggiando un buon caffè in cucina e scattando qualche foto a testimoniarne l’atmosfera piacevolmente familiare.
Ideato ristrutturando un complesso RSA preesistente, a completare la rete assistenziale di Cure Palliative Toscana Centro, presenta un’armoniosa forma a L, con 10 stanze per gli ospiti disposte in numero di 5 per ogni lato e unite da un ampio soggiorno-cucina a completa disposizione di ospiti e familiari. La cura che si respira per ogni dettaglio, come la macchinetta per il caffè a cialde dedicata, lo spazio-libreria, la musica che si diffonde con toni soffusi nell’ingresso e nei corridoi, i diffusori di fragranze per l’aromaterapia e i cartelli con i nomi degli ospiti appesi fuori dalla loro stanza, decorati e colorati con ciò che più li rappresenta nella loro individualità, parla al cuore e fa sentire a proprio agio, come “al sicuro” e coccolati in un ambiente protetto.
Ogni stanza, dotata di tutto ciò che la tecnica consente per offrire un’assistenza specializzata e personalizzata, presenta un particolare che mi ha molto colpito: una grande portafinestra luminosa con accesso diretto al giardino, che invita a uscire (anche con il letto, se si vuole!) su un piccolo patio abbellito da un tavolino con sedie dove poter ricreare un po’ di normalità e godere di un tempo rilassato a contatto con la natura. Quando, poi, sarà realizzato il progetto di “Giardino terapeutico” già presentato ufficialmente, i benefici di piante aromatiche, fiorite e sempreverdi saranno a disposizione di tutti come un altro modo della cura, che qui assume la veste di un “prendersi cura” affettuoso e coinvolgente, che unisce competenza e compassione e richiede una presenza autentica. Dare risposta al “dolore totale” con una “cura totale”, principio cardine delle Cure Palliative, appare allora concretamente possibile, grazie anche agli esperti che completano l’équipe a giorni stabiliti: lo psicologo, l’arteterapeuta, il fisioterapista, l’assistente spirituale (il nostro Guido, socio fondatore del Sentiero) e i tanti volontari sempre attivi all’accoglienza.
Un bell’Hospice, davvero, dove le persone amano quello che fanno e si supportano a vicenda, come il lavoro d’équipe consente e assicura: più tardi, poi, nel guardare fotografie di momenti di vita in struttura, anche lievi e divertenti come una corsa in carrozzella o una canzone accompagnata dalla chitarra, e nel sentire la testimonianza di una paziente con poco da vivere ancora, ma grata di essere lì perché accompagnata con amore, ho pensato che sì, l’Hospice è davvero un luogo di vita e non solo di sofferenza, e che il tempo che rimane, “poco” per durata, può rivelarsi lungo e colmo di senso, come raccontava sorridendo quella giovane donna, maestra per chi le è stato accanto e per chi, come noi presenti all’incontro aperto a tutti, ha avuto il privilegio di accoglierne la testimonianza.
Grazie, cari amici di Empoli, buon cammino e arrivederci a presto!